Gli Amori di Pier Paolo
Ogni uomo ha i suoi amori: carnali, platonici, materiali, sentimentali; ci si può innamorare delle persone, delle città, del calcio…
Pasolini amava tutto questo ed anche di più.
Un grande intellettuale che ha attraversato e descritto i conflitti di un Paese dal dopoguerra ad oggi; perché Pasolini è ancora tra noi.
Pietro De Silva, Gino Auriuso ed Irma Ciaramella - accompagnati dalla musica dal vivo di Eduardo Ricciardelli - fanno un omaggio all’uomo Pasolini e alle sue passioni per Roma, Bologna, Napoli, per la Callas, De Filippo, Dalla, Toto’, per il gioco del calcio, per il Cinema, il Teatro, la Musica; ogni suo amore è raccontato con un aneddoto, con un brano di una sua opera, con carteggi, con le parole di chi lo ha conosciuto e vissuto.
Un’immersione dentro Pier Paolo che porta il pubblico a scoprire anche gli amori segreti di Pasolini.
NOTE DI REGIA
La frase “Siamo tutti in pericolo” ha rappresentato per noi l’incipit ideale da cui partire per la stesura dello spettacolo gli “Amori di Pier Paolo”.
Questa profetica frase, a nostro avviso, oltre ad essere una sconcertante e attuale verità, racchiude in sé l’essenza del testo, il punto dal quale non si può prescindere e dal quale si sviluppa l’intera storia.
Uno spazio qualunque che fa da “palcoscenico” a due uomini che chiaramente scelgono di vivere un po’ ai margini della società e si immergono in questo luogo non ben definito che rappresenta per loro una dimensione quasi onirica dove il protagonista Pietro ritrova quotidianamente una connessione diretta con Pasolini e grazie alla quale probabilmente continua a sopravvivere.
L’altro, Dodo’ sembra uno squattrinato percussionista, muto, che non vuole uniformarsi allo status quo e quindi, nonostante le oggettive difficoltà comunicative, utilizza la musica al posto del linguaggio verbale, di cui è da sempre sprovvisto, riuscendo a manifestare il proprio stato d’animo e le proprie esigenze.
Al contrario di Pietro lui conosce poco Pasolini, forse solo per sentito dire, ma resta talmente affascinato dai racconti del suo amico, pregni dell’animo Pasoliniano, da trasformarlo nel suo alter ego.
Gli altri due personaggi rappresentano: una la figura della donna, della madre, dell’elemento estremamente sensibile a cui Pasolini era intimamente e profondamente legato e che, attraverso il monologo di Medea, racconta la dimensione assoluta che essa – la donna- ha nella vita di Pasolini; l’altra è una sorta di “proiezione” mentale maschile dello stesso Pietro, che diventa a volte fratello, a volte amico e con la quale si “materializzano” personaggi che il Poeta amava e con i quali si confrontava non solo artisticamente ma soprattutto umanamente.
Ne scaturisce una performance dal vivo fatta da “ragazzi di strada” con un linguaggio diretto, vero, immediato che schernisce il gratuito intellettualismo, mostrandoci un Pasolini che torna a parlare con la sua voce più poetica e libera, ricca di amore e umanità, nel tentativo di scoprire attraverso il suo pensiero profondo chi e che cosa siamo diventati oggi.
Oggi le profezie di Pasolini si sono avverate: il consumismo esasperato, la comunicazione totale dei social networks dal linguaggio convenzionale, omologato, fruibile solo online, in cui viene meno l’importanza dell’incontro “fisico”, facendo accrescere solitudini.
Questo spettacolo è un atto d’amore sincero e imperdibile per un protagonista straordinario del nostro tempo, per un uomo generoso e tormentato, che nel fondo della sua natura aveva una grande innocenza e fragilità e che, si è ritrovato ucciso proprio da un personaggio che appartiene ai suoi tristi “eroi”, gli eroi di Ragazzi di vita, in una notte d’autunno, piena di ombre.
Gino Auriuso
RASSEGNA STAMPA